Intervista Al Mangaka

Rivista: Young Animal

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baggio86

Intervista rilasciata il 4/12/1996 e pubblicata per la prima volta su Berserk Illustration File del 1997. In italiano è apparsa su Berserk numero 36 di novembre del 2000.

Fino ad oggi Kentaro Miura ha continuato a disegnare Berserk quasi senza sosta. Abbiamo visitato il suo studio e gli abbiamo chiesto di fermare la penna per un istante per parlarci di tutto ciò che va dalla nascita di Gatsu fino alla sua attuale vita quotidiana.

Signor Miura, Berserk è la prima storia che ha scritto e disegnato da professionista?
Sì, ma quella che realizzai per il mio debutto professionale era una storia autoconclusiva a se stante (Berserk Prototype, apparso sul volume 34 di Berserk, e sul 14 di Berserk Collection).

Quando cominciò la versione a puntate, ebbe fin dall'inizio l'idea di creare una storia così complessa?
No, inizialmente la sviluppai d'istinto. Avendo ricevuto un premio da una rivista di fumetti per ragazzi, avevo solo intenzione di realizzare una storia fantasy con un eroe inquietante. A quel tempo erano rare le storie heroic fantasy nelle riviste a fumetti: Bastard!!! e poche altre. Quindi pensai di idearne una di tipo diverso, dal carattere più oscuro…. Però avevo solo quest'idea. Non potevo fare pianificazioni di nessun tipo. Siccome era la mia prima storia a puntate senza che il soggetto venisse scritto da altri, non capivo neanche cosa dovevo fare [ride]. Comunque sia, pensai che fosse importante creare un eroe.

Gatsu è il suo eroe. Ma il modello di Gatsu l'ha sempre avuto in mente?
Siccome fin dal periodo universitario mi piacciono la fantascienza e il fantasy, ho disegnato soprattutto quei generi. Benché non corrispondano esattamente al modello di Gatsu, fra quei disegni ci sono alcuni personaggi che gli assomigliano. È nato forse dall'accumularsi di queste idee. La sua prima immagine corrispondeva a un cavaliere nero con un braccio artificiale. Creai le altre caratteristiche influenzato da tante altre cose. La sua figura è nata addirittura da una storia di fantascienza. Insomma, all'inizio era tutto piuttosto vago.

Qual è l'origine del nome "Gatsu"? aveva già quest'idea in mente?
No [ride]. Lo inventai poco prima di completare il soggetto. Pensavo che per il protagonista di un fumetto per ragazzi andasse bene un nome duro. Poi mi dava l'impressione che avesse un suono tedesco, e così lo scelsi tra tanti altri. Ci sono un'infinità di nomi belli e fiabeschi, ma optai per quella parola secca solo perché era una storia per ragazzi. Dopo seppi che esiste un sostantivo tedesco con un suono simile che significa "gatto". Non ricordo bene, ma dev'essere "kazze" o "gazze". Pensai che fosse adatto a uno come Gatsu… visto il suo carattere, simile a quello di un gatto selvatico. Ma questa è solo una strana coincidenza di cui mi accorsi successivamente.

Come le è venuta l'idea di far impugnare a Gatsu una spada gigantesca?
Ho insistito molto su quell'idea, elaborando tantissimo il cannone del braccio e la spada gigantesca. Può darsi che quella di un cavaliere nero con un occhio solo sia un'immagine abbastanza comune. Però il cannone e la spada sono i miei capolavori. Appartengo proprio alla generazione di Hokuto No Ken [Ken il Guerriero]. Allora, nel lavoro del fumettista, l'idea era la cosa più importante, anche più della costruzione della storia e dei personaggi. Era prioritario creare qualcosa di particolare. Nella storia di Hokuto No Ken, l'Hokutoshinken [la Sacra Scuola di Hokuto] era più apprezzata dello stesso personaggio di Kenshiro. Quell'idea dell'Hokutoshinken, delle persone colpite che scoppiano, era un concetto veramente affascinante. Fra i miei amici era di moda cercare qualcosa di molto particolare o di stravagante. Eravamo convinti che chi fosse riuscito ad ideare una cosa simile sarebbe potuto diventare un fumettista. Anch'io ci pensai, e mi venne l'idea di creare qualcosa d'immenso, cioè una spada enorme…

E com'è nato il cannone?
All'inizio immaginavo qualcosa come una balestra. Anche per la spada avevo un'idea diversa. Pensavo ad una spada affilatissima come una katana. Ma ritengo che se si modifica la prima versione almeno due o tre volte, si può realizzare qualcosa di più interessante. Ad esempio ho trasformato la balestra in un cannone. Le storie fantasy di allora non prendevano in considerazione l'epoca in cui apparvero i cannoni. Siccome mi sembrava una novità nel genere, decisi di usarlo.

Ha accennato all'epoca in cui vennero introdotti i cannoni. Ha ambientato Berserk in quel perido?
Non esattamente. All'inizio ne fui tentato, ma le parti più inquietanti della storia sono ricavate dall'alto medioevo, mentre quelle che gli conferiscono un aspetto brillante si riferiscono al periodo rappresentato dalla reggia di Versailles. Si tratta dell'unione di diverse epoche. In definitiva, ne ho creata una riunendo diverse caratteristiche del medioevo, dal suo inizio alla sua fine. Per esempio le scene di ballo alla corte delle Midlands erano tipiche del periodo finale del medioevo. Mentre il feudalesimo appartiene a un'epoca di gran lunga precedente. Anche la caccia delle streghe fa parte del primo medioevo. Per gli europei tutto ciò apparirà strano, così come per i giapponesi è buffo vedere immagini che si riferiscono al Giappone realizzate da autori stranieri. Per noi è stranissimo sentire frasi del tipo: "Wow, un ninja". Comunque sia, sono convinto di questa scelta, e non sto mirando ad un apprezzamento mondiale.

I particolari del medioevo sembrano davvero ricercati. Si è dovuto documentare parecchio?
Sì, perché volevo che i lettori fossero immersi proprio nell'Europa medievale. Ho raccolto soprattutto film. In verità, prima di iniziare Berserk, non sapevo che scelta operare: realizzare un fumetto storico seguendo esattamente gli avvenimenti reali, dedicarmi a un fantasy… in ogni caso, quello che ho studiato della storia, ora mi torna utile. C'erano anche alcuni fatti che avrei potuto usare subito per il mio racconto. Ad esempio, ho saputo che l'epoca di Dracula coincide con quella di Giovanna D'Arco. Pensavo anche di far girovagare Gatsu per l'Europa di quel periodo.

Perché non ha usato quell'idea, realizzando invece una storia fantasy?
Ritenevo che creare un racconto seguendo la storia reale potesse limitare la mia immaginazione. Il maestro Mitsuteru Yokohama, che sta realizzando un fumetto storico, ha gli inizi fece Tetsujin 28 [Super Robot 28] e Babil Nisei [Babil Junior]. Anche il maestro Shotaro Ishinomori, che si è spesso dedicato a fumetti di divulgazione [manuali a fumetti dedicati a uno specifico argomento], realizzò Cyborg 009…. Seguendo il loro esempio, intendo lavorare con l'immaginazione mentre sono ancora giovane, per dedicarmi a fumetti storici o divulgativi quando sarò più anziano.

Così ha creato il mondo di Berserk basandosi sulla sua immaginazione. Ma c'è qualcosa che le ha suggerito particolari idee?
Ho preso spunti un po' dappertutto. Ho attinto da film come Hellraiser e Il nome della rosa. E dai disegni di Escher, che apprezzo da un sacco di tempo. I lettori di Berserk forse fanno queste cose, perché ne ho già parlato [i commenti apparsi su Young Animal, la rivista dove Berserk viene pubblicato regolarmente]. Inoltre, mi sono ispirato alle fiabe dei fratelli Grimm.

Lavorando di immaginazione, come costruisce la struttura del mondo di Berserk?
È proprio quello che dovrò fare d'ora in poi [ride]. Non ho ancora le idee molto chiare al riguardo.

Quanto ci verrà svelato di quel mondo? Nei capitoli del ricordo, Grifis diventa finalmente un membro della Mano di Dio. Finora la storia è ambientata principalmente nel mondo umano, ma appaiano sempre più spesso creature mostruose. È possibile che anche di Dio e il diavolo vengano coinvolti della storia?
Non ci penso nemmeno. Se usassi e le parole come "Dio" e "diavolo" il mondo del mio racconto diverrebbe più limitato, privo di profondità e di originalità. Dio è il diavolo sono creature realizzate dal pensiero umano. Questo discorso è simile al paradosso dell'uovo e della gallina: quale dei due nasce prima? L'esistenza di Dio e del demonio sono un riflesso dell'esistenza umana. Se li facessi comparire in Berserk finirei per raffigurarli a immagine e somiglianza dell'uomo. Spero che i lettori accettino quest'idea... d'altra parte io non vorrei mai imporre loro una mia visione.

Parliamo di arti marziali. Sembra che in Berserk le scene di combattimento siano importanti...
Le arti marziali mi affascinano, ma non mi sono documentato particolarmente in merito. A dire il vero, disegno immaginando battaglie di samurai o cavalieri, e non le arti marziali comunemente intese. Vorrei creare un'armonia fra realtà e finzione. Dal mio punto di vista, Gatsu e il suo spadone possono sconfiggere chiunque con un solo colpo. In realtà, presumo che non sia facile trovare una tecnica di scherma simile. Benché abbia raccolto abbastanza materiale, non vorrei cambiare questa mia prima visione. Desideravo realizzare una storia a fumetti che fosse a metà strada fra i manga divulgativi sulle arti marziali e cartoni animati più fantasiosi. Volevo dare la priorità all'immagine, anche se qualcuno potrebbe protestare dicendo che certi combattimenti sono troppo irreali. Non inserirò mai una piroetta in aria come quelle di Hokuto No Ken, ma spero che i lettori accettino almeno le scene in cui chi viene colpito esplode. Per il resto, non mi sento responsabile [ride].

Però lei sembra un vero esperto di arti marziali, signor Miura. Berserk dovrebbe essere una storia fantasy di cappa e spada, ma nello scontro fra Gatsu e Grifis, quest'ultimo vince con una leva articolare...
Sinceramente non so chi possa definirsi un esperto. Intorno a me ci sono tante persone che si interessano di arti marziali. Alcuni le praticano anche. Rispetto a loro, io sono solo un neofita [ride]. Se utilizzassi tutte le informazioni in mio possesso sull'argomento, forse potrei ricavarne una storia. Ma, pensando a chi mi sta vicino... preferisco lasciare questo campo ad altri autori.

Però grazie a quelle persone se n'è interessato...
Fino a un certo punto. Comunque preferisco i fumetti e i libri sulle arti marziali, più che la loro pratica. Qualche volta, però, trovo molto drammatici certi episodi di combattimento. Ad esempio, mi ha scosso l'incontro di boxe fra Holyfield e Tyson. È stato entusiasmante. Un mio amico mi ha regalato la videocassetta. Guardando i loro corpi nel momento della misura del peso mi sono commosso. Nella categoria dei pesi massimi non c'è nessun altro come loro [ride]. Il modello del corpo di Gatsu è lo stesso di Holyfield: i suoi muscoli addominali sono divisi longitudinalmente. Non ho mai visto addominali così definiti. Devono allenarsi in modo incredibile.

Leggere libri e fumetti fa parte del suo lavoro. Ha qualche altro hobby estraneo alla creazione dei manga?
Mi piacciono i videogiochi (perché richiedono poco tempo) e i giochi di simulazione. E piacciono anche i girl games [giochi che simulano relazioni sentimentali, perlopiù nell'ambiente liceale] e i giochi d'azione. Diciamo dei titoli di moda mi attirano.

Le servono per svagarsi?
Già, anche se solo per un’ ora al giorno. Alcuni giochi sono in grado di terminali in sole due ore, altri non li ho ancora conclusi, ma li riprenderò durante le ferie. L'altro giorno comprato il Nintendo 64...

Come organizza le ore di lavoro e quelle di relax? Ci può raccontare la sua giornata tipo?
Mi alzo alle sette o alle otto di sera. Cominciò lavorare alle otto e mezza/nove. Dopo un po' di lavoro, mangio, e poi riprendo. La pausa successiva è fra le tre e le tre e mezza di notte, durante la quale consumo il secondo pasto, guardando i programmi televisivi che ho registrato nelle ore precedenti. Quindi proseguo fino alle sei di mattina, quando faccio l'ultimo spuntino della giornata, dopodiché lavoro fino a mezzogiorno. Quando c'è tanto da fare, disegno fino all'una o alle due/tre di pomeriggio. Nelle giornate più tranquille, termino alle undici/undici e mezza di mattina. È questa la mia giornata tipo.

Decide anche la quantità di lavoro giornaliero?
Sì. Quando non posso finire in un giorno, rimando al successivo... Quindi, benché il programma comprenda un giorno libero, non riesco mai a godermelo. D'altra parte, se non lavorassi così, sarei sempre in ritardo con le scadenze. Disegno abbastanza velocemente con la matita, mentre per l'inchiostrazione mi ci vuole una vita.

Quante tavole disegna in un giorno?
A matita ne posso fare sei. Consegno due volte al mese. Lo storyboard lo faccio a parte, quindi è escluso dal conteggio delle due settimane lavoro. Il tempo per lo storyboard mi viene garantito a parte dal redattore, il signor Shimada.

Qual è la fase più complicata?
L'inchiostrazione. Le ore prima di andare a dormire sono le più dure. Verso le sei di mattina, ho già lavorato per circa dodici ore. A quell'ora proseguo a fatica. Comunque, nonostante lavori così sodo, mi manca sempre il tempo. Per questo mi tengo da parte un giorno libero. Generalmente, però, quando disegno con la matita, riesco a rispettare il programma.

Come lavora? Concentrato, oppure facendo altre cose?
Tranne quando stendo lo storyboard, ho sempre il televisore acceso. Oppure ascolto musica.

Questo significa che il televisore è acceso, ma che, contemporaneamente, registra il programma che poi vedrà durante la pausa?
Sì, sì. Non mi danno fastidio neppure gli amici che giocano accanto a me. Anzi, mi aiutano a lavorare meglio.

Ci sono oggetti che le sono indispensabili mentre lavora?
Bevo molta acqua. Tengo sempre una bottiglia d'acqua minerale a portata di mano.

Le piace il caffè?
Sì, ne bevo molto. Al punto d'avere mal di pancia. Allora bevo del tè. Oppure dell'acqua. Quando sto meglio, torno al caffè. Quindi mi sento nuovamente male e ricomincio a bere tè, poi acqua e così via [ride].

Non va mai fuori a bersi un bicchierino?
Non è che non mi piaccia, ma lo faccio raramente... anche perché le occasioni sono veramente poche.

Cosa fa nel giorno libero?
Non ce l'ho. In tutto quest'anno non ho mai avuto neanche un giorno libero. Prossimamente avrò due settimane di ferie, ma le userò per cercare una casa nuova.

Allora non vede il sole quasi mai?
Guardo albeggiare dal terrazzo. Però il sole è troppo forte e mi fa male agli occhi. Posso concentrarmi bene solo alla luce della lampada. Non sopporto la luce del sole. Sono come un vampiro.

Pratica sport?
Talvolta faccio delle flessioni sulle braccia o degli esercizi per gli addominali. Ma dipende dal periodo.

Ciononostante ha un bell'aspetto. Forse dipende da questo ritmo di vita strano ma costante...
Se il ritmo di vita è regolare, ritengo che ci si possa adattare a qualsiasi situazione. Spesso penso di essere tagliato per fare il fumettista, di essere nato per intraprendere questa professione. Non mi dà nessun problema una vita dura senza vacanze, ma estremamente regolare. Al contrario, non riesco a concentrare gli sforzi in tempi brevi e imprevisti.

Ha detto di essere tagliato per fare il fumettista, ma quando ha cominciato a pensare di diventarlo?
È trascorso così tanto tempo che non riesco neanche a ricordarlo. Si parla di quando ero all'asilo. Non rammento quale fu il soggetto del mio primissimo fumetto, so solo che iniziai a disegnare su un quaderno quando ero in seconda elementare. Durante la mia infanzia, la cosa più piacevole per me era l'apprezzamento di qualcuno per i miei disegni. E’ proprio vero che "il bambino è il padre dell'uomo". Quando ero piccolo, la nostra famiglia si trasferiva spesso. Quando cambiavo scuola, disegnare era un modo per farmi nuovi amici. Ripensando adesso a quegli anni, posso dire che mi riconoscevo soltanto nelle elezioni di educazione artistica [ride].

Quindi durante l'infanzia il suo divertimento maggiore era disegnare, o comunque era il suo punto di forza... ma quando ha iniziato a disegnare pensando di diventare un professionista?
Durante il liceo. Prima di allora, disegnavo fumetti e dipingevo, ma non aveva idea di come si costruisse una storia. Frequentando il liceo artistico mi feci in nuovi amici. Ben presto mi accorsi che rispetto a loro, che si interessavano di cinema, musica, ecc, ero una nullità. Avevo cinque amici che volevano diventare fumettisti. Tutti disegnavano, ma coltivavano altre passioni. Per esempio, uno suonava la chitarra. Stare con loro era stimolante. Mi introducevano a cose nuove, mi consigliavano film e mi proponevano libri. Tutto era vissuto in funzione dell'obiettivo di diventare fumettisti. Non ho idea di come siano i liceali oggi, ma ai tempi gli amici erano anche un po' dei rivali. Fra noi si cercava sempre di primeggiare, ma era una competizione positiva. Io volevo migliorarmi, ma per raggiungere lo scopo cosa avrei dovuto fare? Avrei dovuto vedere ogni film e leggere ogni libro? Mi accorsi che per fare fumetti non era sufficiente disegnare bene. Poi, all'università, finalmente cominciai a esercitarmi nella costruzione della storia. Fu in quel periodo che vinsi un premio come fumettista.

Ha mai lavorato come assistente?
No, mai.

Allora ha imparato da solo la costruzione della vignetta e la divisione della tavola?
Già. Imparai procedendo a tentoni con quei cinque amici del liceo. In pratica, non ho mai avuto un insegnante.

Neanche un autore di fumetti che l'abbia influenzata?
Sì, certo, ce ne sono stati un sacco. Devo qualcosa a tutti i fumetti di ogni periodo. Mi faccio influenzare facilmente, anche se non posso indicare un autore che mi abbia suggestionato più di altri. In qualche misura, sono stato affascinato da tutti, e questi influssi si sono accumulati vertiginosamente. Molti autori hanno contribuito a definire il mio stile odierno.

Ma c'è un'opera che preferisce al lettore?
No. Apprezzo tutti i fumetti che leggo.

Legge i fumetti di altri autori pensando di utilizzarne le idee nel suo lavoro, oppure li legge solo per divertirsi?
È una domanda a cui non sono in grado di rispondere. Sono un autore, ma allo stesso tempo sono un lettore.

Ascoltandola, dimostra di avere numerosi interessi. Altri soggetti che vorrebbe realizzare?
Moltissimi, ma non ho il tempo [ride]. Ho cominciato a scrivere un racconto di fantascienza, ma non ho potuto continuarlo. Avrei bisogno di un po' di tempo libero...

Ha mai pensato di impegnarsi in altri campi? Non le piacerebbe fare, ad esempio, dell'animazione?
Non ci penso granché. Forse per "colpa" dei miei amici, più bravi di me in altri campi. Quindi penso sia meglio che io faccia il mio mestiere. Inoltre, non vorrei intraprendere altre strade rischiando, per questo, di non finire Berserk.

Visto che siamo tornati a Berserk, come pensa di poter sviluppare la storia in futuro?
Prima di tutto, voglio creare nuovi personaggi femminili per ravvivarne il mondo. Credo che sia indispensabile inserire qualche donna. Poi, penso di aggiungere dei personaggi di primo piano che interagiscono con Gatsu. Ciò non vuol dire che prenderanno il posto della Squadra dei Falchi, ma sviluppare la storia solamente con Gatsu è sempre più difficile. Questi personaggi, diversamente dai membri della Squadra dei Falchi, che erano molto vicini a Gatsu, potranno anche essere suoi nemici. Vorrei usare i comprimari in maniera differente.

tratto da berserkrealm
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non vorrei intraprendere altre strade rischiando, per questo, di non finire Berserk.

questa frase mi fa proprio ridere asd
"Nulla è reale tutto è lecito"

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non vorrei intraprendere altre strade rischiando, per questo, di non finire Berserk.
:o :o :o :o :o :o :o :shock: :shock: :shock: :shock:
il bue che dice cornuto all'asino asd asd
secondo me quando ha deciso di non intraprendere altre strade avrà incluso anche quella della fine di berserk, si è fermato al bivio, ha piantato la tenda, si è fatto un caffettino e poi si è messo a giocare al DS facendo un capitolo ogni qualvolta doveva staccare per carire le pile.
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