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jenatungurictis
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Io sono Shingo
(Watashi wa Shingo)
di Kazuo Umezu



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Titolo originale: Watashi wa Shingo
Titolo inglese: My Name is Shingo
Nazionalità: Giappone
Casa Editrice: Shōgakukan (Big Comic Spirits)
Storia e disegni: Kazuo Umezu
Categoria: Seinen, Pubblico Adulto
Genere: Fantascienza, Psicologico
Anno: 1982-1986
Volumi: 10
Capitoli: 114
Edizione Italia: Star Comics (Umezz Collectionn) Ottobre 2019/Agosto 2020 (7 volumi)


Io sono Shingo (Watashi wa Shingo) è una serie manga sci-fi ideata e realizzata dal sensei Kazuo Umezu (conosciuto anche come Kazuo Umezz) (Aula alla deriva, Mushitachi no Ie, Onihime, Kami no Hidarite, Akuma no Migite). L'uscita del manga è avvenuta sulle pagine del magazine Big Comic Spirits del gruppo editoriale Shōgakukan dal 30 aprile 1982 al 1 settembre 1986, l'editore ha suddiviso i capitoli in dieci volumi tankōbon editi da dicembre 1983 a settembre 1986. La licenza per la pubblicazione in Italia è stata acquisita da Star Comics che ha pubblicato l'opera in sette volumi da oltre 300 pagine nella collana Umezz Collectionn da ottobre 2019 ad agosto 2020.
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Nel manga Io sono Shingo, ambientato in una Tokyo desolata dove ogni cosa appare duplice e ingannevole, Kazuo Umezu immagina l’infanzia e l’intelligenza artificiale come entità pure e in un certo senso aliene, perché radicalmente incompatibili con un mondo adulto composto da persone inaffidabili, corrotte o malvagie. Il protagonista della serie è un robot industriale dall’aspetto di un grande braccio meccanico computerizzato, distante anni luce dall’immaginario convenzionale del robot umanoide. Il suo “risveglio” – cioè la sua presa di coscienza – è narrato in parallelo alla storia d’amore tra due bambini, Satoru e Marin, che si incontrano durante una visita scolastica nella fabbrica in cui il robot è impiegato. Dopo la visita, Satoru e Marin prendono l’abitudine di visitare clandestinamente l’edificio, e man mano imparano a dare istruzioni al robot mediante l’interfaccia di un computer. La loro frequentazione diviene però sempre più difficile per via degli ostacoli posti dalle rispettive famiglie, e poi della partenza di Marin per l’Inghilterra. Riconoscendo nei due bambini i suoi genitori, il robot cercherà allora in tutti i modi di rimetterli in contatto, fuggirà dalla fabbrica e fronteggerà una serie di avversità sempre più estreme. La peculiarità di Io sono Shingo consiste nell’ambientare una storia d’amore in uno scenario da incubo, con una coincidenza quasi perfetta e disturbante di utopia e distopia, dove però il secondo versante tende a prevalere. Il senso di abbandono e claustrofobia che in Aula alla deriva si respira tra i corridoi della scuola e nelle lande desertiche del futuro si estende qui all’intera superficie della Terra, e le possibilità di riscatto, in assenza di uno scarto temporale da cui fuggire, paiono perfino più ridotte.
Fumettologica

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